Cambiare mentalità

02/09/2013

Il 20 agosto di quest’anno, con anticipo di due giorni rispetto all’anno scorso, abbiamo raggiunto l’Earth Overshoot Day, ossia il giorno in cui l'umanita' ha esaurito il suo budget ecologico per un anno. Lo ha annunciato il Global Footprint network, l'Ong che si occupa di misurare l'"impronta ecologica" del pianeta. Questo significa che stiamo vivendo oltre il limite. Dopo questa data manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera. Nel 1993 l'Earth Overshoot Day e' stato il 21 ottobre, mentre nel 2003 il 22 settembre. In media ogni anno il periodo non “a debito” si accorcia di due o tre giorni, e i consumi attuali implicano che ci servono 1,5 pianeti ogni anno, con una proiezione che parla di due entro metà secolo.

La più grande consumatrice di risorse naturali e produttrice di scarti è la Cina, non soltanto per l’oltre miliardo e 340 milioni di abitanti (il consumo pro capite è di gran lunga minore di quello delle nazioni europee o nord americane) ma soprattutto a causa dell’industrializzazione selvaggia che sta portando avanti, accompagnata da una quasi totale assenza di regolamentazioni. Secondo una recente inchiesta dell’Economist l’impatto ambientale del colosso asiatico è devastante: la Cina emette da sola il 30% dei gas serra globali ed è responsabile della crescita del 75% delle emissioni di anidride carbonica. Le emissioni totali cinesi di anidride carbonica tra il 1990 e il 2050 sono stimate in 500 miliardi di tonnellate, pari a quelle emesse nel mondo dall’inizio della rivoluzione industriale al 1970. Secondo il Global footprinter network, per soddisfare la domanda e il consumo di risorse la Cina dovrebbe avere a disposizione uno spazio pari a due volte e mezzo quello attuale.

E’ fondamentale sottolineare che l’inquinamento prodotto dalla Cina è in gran parte legato al soddisfacimento della domanda di beni dell’occidente, per cui il problema ci riguarda direttamente. Non è peraltro l’unica “colpevole”. Altri Paesi industrializzati non sono da meno: noi italiani consumiamo risorse ecologiche pari a 4 volte le capacità del territorio su cui viviamo; la Svizzera 4 volte e mezzo; il Qatar 6 volte; il Giappone 7. Oltre l’80% della popolazione mondiale vive in nazioni che utilizzano più di quanto i loro ecosistemi possano produrre in modo rinnovabile. La situazione è insostenibile. 

Il 20 agosto di quest’anno, con anticipo di due giorni rispetto all’anno scorso, abbiamo raggiunto l’Earth Overshoot Day, ossia il giorno in cui l'umanita' ha esaurito il suo budget ecologico per un anno. Lo ha annunciato il Global Footprint network, l'Ong che si occupa di misurare l'"impronta ecologica" del pianeta. Questo significa che stiamo vivendo oltre il limite. Dopo questa data manterremo il nostro debito ecologico prelevando stock di risorse ed accumulando anidride carbonica in atmosfera. Nel 1993 l'Earth Overshoot Day e' stato il 21 ottobre, mentre nel 2003 il 22 settembre. In media ogni anno il periodo non “a debito” si accorcia di due o tre giorni, e i consumi attuali implicano che ci servono 1,5 pianeti ogni anno, con una proiezione che parla di due entro metà secolo.

La più grande consumatrice di risorse naturali e produttrice di scarti è la Cina, non soltanto per l’oltre miliardo e 340 milioni di abitanti (il consumo pro capite è di gran lunga minore di quello delle nazioni europee o nord americane) ma soprattutto a causa dell’industrializzazione selvaggia che sta portando avanti, accompagnata da una quasi totale assenza di regolamentazioni. Secondo una recente inchiesta dell’Economist l’impatto ambientale del colosso asiatico è devastante: la Cina emette da sola il 30% dei gas serra globali ed è responsabile della crescita del 75% delle emissioni di anidride carbonica. Le emissioni totali cinesi di anidride carbonica tra il 1990 e il 2050 sono stimate in 500 miliardi di tonnellate, pari a quelle emesse nel mondo dall’inizio della rivoluzione industriale al 1970. Secondo il Global footprinter network, per soddisfare la domanda e il consumo di risorse la Cina dovrebbe avere a disposizione uno spazio pari a due volte e mezzo quello attuale.

E’ fondamentale sottolineare che l’inquinamento prodotto dalla Cina è in gran parte legato al soddisfacimento della domanda di beni dell’occidente, per cui il problema ci riguarda direttamente. Non è peraltro l’unica “colpevole”. Altri Paesi industrializzati non sono da meno: noi italiani consumiamo risorse ecologiche pari a 4 volte le capacità del territorio su cui viviamo; la Svizzera 4 volte e mezzo; il Qatar 6 volte; il Giappone 7. Oltre l’80% della popolazione mondiale vive in nazioni che utilizzano più di quanto i loro ecosistemi possano produrre in modo rinnovabile. La situazione è insostenibile.

Quanto sopra scritto è solo uno degli innumerevoli temi da affrontare. Il concetto che vogliamo diffondere è che ogni azione ha una conseguenza, ed una volta nota, possiamo agire diversamente e responsabilmente.

Facciamo solo alcuni esempi di vicende note e meno note:

  • Nelle acque del lago Vittoria (Tanzania) sino al 1954 coesistevano numerose specie di pesci, fino a quando non avvenne l’inserimento di un pesce predatore, noto come pesce persico del Nilo (che oggi troviamo anche sulle nostre tavole), portatore di scompiglio per l’intera fauna lacustre; questione tuttora spinosa per la Tanzania intera. Fonte, inizialmente, di inesauribili attività commerciali, introduce forti cambiamenti, in seguito devastanti e gravosi (alla luce di anni e anni di studi in loco). Cambiamenti e ricchezza per le minoranze che fecero di questa introduzione fonte immensa di guadagno, ma miseria, guerra e disperazione per la popolazione locale. La vicenda è raccontata dal film “L’incubo di Darwin” del regista Hupert Sauper (2005).
  • Per costruire molti componenti elettronici che usiamo nella vita di ogni giorno, viene usato un materiale, il Coltan (columbite-tantalite o columbo-tantalite), che si trova  soprattutto in centrafrica, nella regione del Congo. Anche questa storia di sottrazione delle risorse è documentata in un documentario.
  • In Sierra Leone, Angola e Liberia, lo stesso è avvenuto per i diamanti. Quando si pensa al motto pubblicitario “un diamante è per sempre”, forse è meglio guardarsi il film “Blood diamonds” che è proprio ambientato nel centrafrica alla fine degli anni 90.
  • A partire dalla crisi alimentare e finanziaria del 2007, paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, la Libia, la Corea del Sud, che dispongono di grandi risorse economiche ma non di spazi sufficienti per garantire la sicurezza alimentare ai propri abitanti, hanno cominciato a negoziare l’acquisto e l’affitto di enormi quantità di terra nelle nazioni africane o sudamericane; lo stesso stanno facendo le grandi multinazionali dell’agrobusiness - interessate a creare sterminate piantagioni per la produzione di biocarburanti - nonché una serie di società finanziarie, che hanno compreso che l’investimento in terra può garantire ricavi sempre più alti e sicuri. Questa corsa all’accaparramento delle terre, detta Land Grabbing, nasconde però una forma insidiosa di sfruttamento e rischia di instaurare un nuovo colonialismo. 

Fin qui abbiamo parlato di grandi cambiamenti globali, ma non crediamo che questi non abbiano effetti su di noi (basta pensare all’immigrazione), ma molte dinamiche insostenibili sono già diffuse nella vita quotidiana di ciascuno di noi.

Quando facciamo la spesa, quando compriamo un paio di scarpe o quando compriamo/costruiamo una casa, sappiamo quali sono gli effetti delle nostre azioni?

Approfondire queste dinamiche e conoscerle ci aiuta a modificare in meglio i nostri comportamenti e, con questi, ad influenzare la politica e l’economia sia a livello micro-economico che macro-economico.


"Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione."

Albert Einstein
 

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Credits: OZOTO snc